RECENSIONI
In ordine alfabetico

A NEW DAY AT MIDNIGHT (David Gray)
Di Teschio


Un piano malinconico, qualche accordo di chitarra acustica e un pò di campionamenti qua e là: è tutto qui il nuovo album di David Gray.
Il cantautore di Manchester sforna "A new day at midnight" a 3 anni di distanza dal grande successo di "White ladder", che lo consacrò al grande pubblico dopo anni di gavetta su e giù per Inghilterra ed America.
In questo nuovo album David inserisce 12 nuove canzoni, tutte sospese tra i 2 estremi che hanno caratterizzato il recente periodo di vita del nostro, ossia la perdita del padre (a cui è dedicato il disco e la canzone che lo chiude, "The other side") e la nascita del figlio.
David Gray in questo disco si avvale di pochi musicisti ma rispetto agli album passati punta di più sui campionamenti e su un maggior arrangiamento delle canzoni.
In sostanza un album che si ascolta con facilità e che trascina chi lo ascolta nei meandri più bui della esistenza; le canzoni sono molto intimiste e semplici e soprattutto è la voce di David a farla da padrone.
Una voce che trascina, commuove, emoziona e fa venire i brividi; nessun urlo ma solo una voce che seduce con la sua vena malinconica.
I momenti più belli sono: "Freedom", "Last boat to America" (con arrangiamento in evidenza), "Be mine", "Easy way to cry" e "The other side" (con un piano strappalcrime in evidenza).
David Gray spiega così il suo album: "Se devo trovare un significato valido per tutto il disco, credo che sia qualcosa legato alla perdita; c'é un elemento di luce nella vita, anche nei momenti più scuri, più cupi. Ed è proprio in quei momenti che riesci ad ottenere il meglio dalle persone, a captare il meglio della vita. La maggior fonte di ispirazione è stata certamente la morte di mio padre e le riflessioni che questa perdita hanno scatenato ma anche il tema dell’amore e come mantenerlo in vita in un rapporto; un altro tema a me caro è la natura, più della televisione o della cultura."
David Gray è il perfetto esempio di un artista che ha fatto tanta gavetta e che alla fine è riuscito ad emergere con le sue idee, le sue canzoni piene di dignità; nonostante il successo ottenuto con "White ladder", il cantautore, che per timbrica e canzoni assomiglia molto a Van Morrison, non si è montato la testa ed anzi è rimasto se stesso senza cedere a compromessi.
Per chi non lo conoscesse, segnalo anche "A century ends" del 1993 ("Gathering dust" e "Living room" su tutte), suo album di esordio, e "The EP'S 92-94", uscito nel 2001 e contenente una retrospettiva dei primi anni di carriera (consiglio "Birds without wings, "Shine", "Wisdom", "The light, "L’s Song", "Lovers").

CONTROVERSO (Gang)
Di Teschio


Dopo tanti ritardi e rinvii esce Controverso dei fratelli Severini.
Questo é un album che suona più roccheggiante dei precedenti e promette profusioni di energia a volontà.
Le 13 canzoni ricalcano le orme di Fuori dal controllo con più batterie e chitarre elettriche (e qui Mozzicafreddo e Sandro si fanno sentire ) e meno orchestrazioni di musica popolare.
In questo disco ci sono le orme del fido Andrea Mei, Paolo Mozzicafreddo( batteria ), Francesco Caporaletti (basso;cori ) e un superbo Davide Lenci all’armonica in "Vorrei" e la partecipazione straordinaria dello scrittore Erri De Luca, voce e testo in "Reflesciasà".
Per quanto riguarda le canzoni, a parer mio su tutte spiccano "Lavami nel sangue dei miei nemici", dove la chitarra elettrica di Sandro e la grinta vocale di Marino la fanno da padrone.
"Se mi guardi,vedi" é una ballata introspettiva dove risalta la superba voce di Marino.
Si continua con la veloce e frizzante "Quando gli angeli cantano" , passando per "Vorrei" con tastiere e armonica in primo piano.
Una boccata e si riparte con la dolce e nostalgica "Paz", dedicata ad Andrea Pazienza, concludendo con "Nagual il messaggero" e la pasoliniana "Dopo come primavere" a chiosare un’ora di ascolto.
In conclusione, un album compatto, solido che alterna ballate tranquille e sprazzi rock veloci alla ricerca di un centro pienamente raggiunto.


DESPISE THE SUN (Suffocation)
Di Athos

Innanzitutto, premetto che è molto difficile per me recensire un disco dei Suffocation, essendo il mio gruppo preferito nell'ambito brutal-death metal. Ad ogni modo, in quest’opera unica è da evidenziare la notevole "Devoid of truth" song alla quale sono particolarmente legato per la sua perfezione sia strumentale che vocale.
Io considero i suffocation uno dei pochissimi gruppi che ancora mi fa provare forti emozioni al loro ascolto, a tal punto di farmi piangere (so di poterlo scrivere senza provare vergogna qui)… è davvero qualificato, come gli ormai sciolti SUFFOCATION.
Imperdibile!

DOWN THE ROAD (Van Morrison)
Di Teschio

Dopo l’ultimo cd in coppia con Linda Gail Lewis, sorella di Jerry Lee Lewis, costituito da rivisitazioni di canzoni country e rock and roll, Van Morrison ritorna con un album degno del suo nome.
Formato da 14 canzoni per una durata complessiva di un’oretta, "Down the road" riporta alla ribalta la vena cantautorale di "Van the man" e condensa tutti i generi preferiti dal cantautore irlandese, ossia il blues, il country, la musica irlandese e qualche spruzzata jazz.
Coadiuvato da musicisti validissimi, tra cui i fidatissimi John Allair (organo hammond) e David Hayes (basso) e l’ottimo Lee Goodall (tutti i sassofoni e flauto), Van Morrison ritorna ai fasti dei suoi album migliori, con la sua inconfondibile voce che la fa da protagonista.
Tra le canzoni spiccano con forza le seguenti: "Steal my heart away", con voce in primo piano e il resto degli strumenti a fiato a tessere una trama melodica e trascinante; "Hey Mr. Dj", dove il sassofono di Lee Goodall si erge a protagonista assoluto e dove la freschezza e vivacità dell’accompagnamento musicale fanno risaltare la leggerezza della canzone; "The beauty of the days gone by", in cui l’armonica e la voce di Van Morrison coinvolgono l’ascoltatore in un crescendo continuo; "Only a dream", ballata lenta e passionale che sottolinea il ruolo del piano di Richard Dunn; "Evening shadows", molto vivace, fresca e veloce ed infine "Fast Train" in cui primeggia l’armonica dell’irlandese.
Da sottolineare anche la cover di "Georgia on my mind’ di Ray Charles, decisamente emozionante anche se forse un pò troppo lenta.
In definitiva uno dei dischi migliori di Van Morrison che, dopo gli album sperimentali in cui ha interpretato canzoni skiffle ("Live in Belfast" con Lonnie Donegan e Chris Barber) e country-rock and roll (il già citato "You win again", con Linda Gail Lewis), ritorna a proporre la sua vena più cantautorale ed intima.
E poi la sua voce è come il vino buono: migliora con gli anni.

LET IT RAIN (Tracy Chapman)
Di Teschio


Tracy Chapman ritorna con "Let it rain", dopo "Telling stories" del 2000, inframezzato dalla "Collection" dello scorso anno, con un album fedele al suo stile musicale.
Per questo album la songwriter afroamericana si avvale della produzione di John Parish (già collaboratore di PJ Harvey e degli Eels) e tira fuori dal cilindro 12 canzoni caratterizzate da ritmi soft, sussurrati, misurati, pacati e di una dolcezza attribuibile solo alla voce deliziosa di Tracy.
Nella stesura del disco Tracy fa leva su nuovi musicisti rispetto al passato, ma gli strumenti sono tenuti debitamente sullo sfondo per far risaltare al meglio la sua voce.
Le canzoni degne di menzione sono: "Let it rain" (fisarmonica su tutti), "You’re the one" (il primo singolo estratto; ritmo sincopato e frizzante), "In the dark" (con un assolo di piano finale da brividi), "Almost" (canzone dal ritmo incedente, con la voce di Tracy che modula a piacimento e in tutte le tonalità la parola almost), "Hard wired" (riguardante il poter manipolativo dei media), "Broken", "Happy" e la canzone di chiusura "Over in love".
Il focus della Chapman con gli anni si è spostato verso la descrizione di emozioni e sentimenti personali e ha tralasciato sullo sfondo i temi politico-sociali cari ai momenti iniziali della cantautrice afroamericana; tuttavia la sua scrittura è rimasta limpida e semplice e soprattutto la sua voce è migliorata congli anni.
Sentire per credere.


MA CHE FILM LA VITA (Nomadi)
Di Marco80

Che dire di questo album? E' uno di quei dischi che oltre a regalare canzoni splendide, regalano emozioni uniche. Sono 16 canzoni una più bella dell'altra, che sono sufficienti, per chi si avvicinasse ai Nomadi per la prima volta, a far comprendere tutto l'impegno che i Nomadi, da 40 anni, mettono nelle loro musiche e nei loro testi.
Se proprio devo menzionare qualche brano...ne citerei tre: una splendida versione di Suoni, brano strumentale del 1972, in cui Augusto dà una prova eccezionale della sua estensione vocale, Primavera di Praga, brano splendido di Guccini, eseguito con il solo accompagnamento di chitarra (grande Cico Falzone), e la versione di Un Giorno Insieme, la cui unica pecca è di essere corta rispetto alla versione originale.
In definitiva, un album splendido, consigliato a tutti gli amanti della buona musica. Marco80

MADE IN HEAVEN (Queen)
Di Daniele

"Made in heaven" è un viaggio meraviglioso all'interno del panorama Queen e bisogna assolutamente acquistarlo perchè è l'ultimo cd dove i Queen cantano ancora insieme facendo si che le loro voci si fondano per dare il via ad un sound unico e meraviglioso.
Tra le canzoni vi segnalo "It's a beautiful day", cantata da tutti i
componenti del gruppo: all'inizio tra le note aromiose di un pianoforte sovrasta la voce calda di Freddie che canta con tutta la passione che lo ha sempre contraddistinto. La canzone si conclude con l'assenza di parti cantate e con
la presenza di sola musica che fa di questa canzone una
delle più belle dei queen a mio avviso.
La terza, forse la più famosa, è “Let me live”. La canzone si apre con un coro magnifico di voci fino alla'arrivo della voce solista di Freddie e successivamente quella di Brian che in questa canzone da il meglio di se.
Insomma questo cd è tutto da scoprire ma vi assicuro che non vi lascerà delusi carissimi fan dei Queen e ricordatevi: GOD SAVE THE QUEEN!!

NIHILITY (Decapitated)
Di Alexander

Ecco a voi una perla dei tanto incredibili quanto ignoti polacchi Deacpitated…
La bellezza di questo album è che pur partendo da territori gia battuti da altri, riescono ad evolvere sino a diventare personali grazie alla grossa vena dei quattro ragazzi.
Da sottolineare come il lavoro di chitarra e batteria abbia veramente dell'incredibile. Se proprio devo fare un appunto lo faccio alla voce, ancora poco personale e abbastanza canonica. Si sente che i ragazzi sono stati in tour con i Lock up, perchè da questa esperienza sono usciti con un suono ancora più essenziale, senza per questo essere scarno, e allo stesso tempo più brutale di prima. Aiutate chi merita DAVVERO la gloria a conquistarsela, a discapito di Britney & co.! Alex


ODI PROFANUM VULGUS ET ARCEO (Perfidia)
di Anticristo

Mi accingo a recensire un album che ancora deve uscire....un album molto importante per noi, un album al quale abbiamo lavorato duro nonostante la repressione di troppa gente, forse invidiosa o semplicemente rompicoglioni di natura....un album dove ho cercato di racchiudere tutto l' odio e il disprezzo che provo per buona parte della gente....un furioso punk hc stile 80'...nichilista, amorale, provocatorio,splatter e intollerante...fuori dai patetici schemi del punk di oggi, fuori dalle belle parole vomitate da qualche figlio di papa che gioca a fare il rivoluzionario e prende posizioni delle quali non conosce un cazzo...fuori da quell' ondata di buonismo che ha travolto il ?punk? di oggi...basta dire "siamo vestiti cosi ma in fondo siamo bravi ragazzi"! col cazzo che siamo bravi ragazzi...siamo punk per qualcosa o no? allora vaffanculo con sta mania di impegnarsi nel sociale o prendere posizioni che con il punk non hanno niente a che fare! ci si sta trasformando in hippie....e bast
a con questo culto delle
droghe....se credete di andare contro alla societa' drogandovi avete sbagliato tutto! ce lo hanno voluto far credere cosi' ce ne stiamo buoni con la nostra dosetta giornaliera e non rompiamo i maroni a nessuno! e non e' il male di una canna...... i punk una volta erano cattivi, temuti e oggi sono un punto di appoggio per assessori e politici...sono un numero da sfruttare per fini personali di pochi coglioni!
che si fottano noi gli sputiamo in faccia!
basta con la propaganda....noi ci chiamiamo PERFIDìA che in latino significa MALAFEDE e il titolo del 45 sara' ODI PROFANUM VULGUS ET ARCEO..
dovrebbe uscire nell' anno nuovo e conterra' 4 pezzi da assalto che non potrete fare a meno di assorbire per poi rigettarli violentemente...siamo andati all' inferno per risorgere.......il punk puo' tornare alla faccia di chi si definisce tale...anche se questo comportera' l'ingresso in scena di nemici!
ODIATI E FIERI SEMPRE!
Se volete una sottospecie di DEMO scrivetemi
se volete offendermi scrivetemi
se volete fottermi......froci!

asociale79@hotmail.com

OUR TANGLED SOUL (Cubre)
Di Thebiking11


Immenso, geniale, ad un primo ascolto nn passa neanche per la testa l'idea ke siano italiani.Un misto di hardcore e metal, oppure come amano definirsi loro post-metal-core, a cui vanno aggiunte anke delle incredibili influenze tribali,(basti ascoltare le percussioni nella traccia 7 song for a crushed man).Nn si riesce a paragonarli a nessun gruppo,di certo non sfigurerebbero se andassero in tour con gente come Neurosis o Dilinger Escape Plan, ma i CUBRE sono di più, sono passione e rabbia unite ad un'ottima tecnica.Consigliato a tutti quelli convinti che la scena di casa nostra non sia formata silo da kekke come Moravagine o L'invasione degli omini verdi.
P.S.:dategli un posto dove suonare se lo meritano!


PUMP UP THE VALUUM (Nofx)
Di Alexdemian


Un disco che colpisce anche chi il punk normalmente non lo ascolta. I NOFX portano finalmente a compimento la loro opera suprema intensificando in questo disco il loro punto forte: il grande sentimento che cresce in riff supportati da spettacolari cori di voci. Un opera che va oltre l'hc melodico, nonostante lo stile uniforme e compatto dei brani. Il tema principale del disco stavolta non sono i sentimenti o lo spirito punk, ma la droga. Un disco che descrive ironicamente la loro ossessione per la droga come divertimento per mezzo di un punk veloce, intenso e "personalizzato".Da non perdere


PUNK IN DRUBLIC (Nofx)
Di Sayo


L'album che ha portato 4 stronzi drogati e malcagati al successo totale.Lo stile non si propone più tecnico,professionistico,o "metalloso" come gli album precedenti, ma si pronuncia in un hc melodico semplice e orecchiabile,ed assai penetrante.I lunghi assoli degli album precedenti lasciano spazio a riff lenti(contrapposti da una batteria velocissima) e più sentimentali, aperti.
SOLO L'APERTURA di questo disco, la mitica "Linoleum" soddisfa ogni tipo di orecchio: può essere interpretata come punk veloce ed intenso ma anche come pezzo di grande "feeling"...
Il disco è un opera completa sulla parola PUNK come è vista negli anni 90: si includono protesta,odio per il capitalismo mangiadenaro,una canzone sull'antirazzismo,una canzone antinazi, una di denuncia (parla di una ragazza prostituta) molto toccante,...e dopo aver preso per il culo anche la religione si deridono quelli CHE VEDONO NEL PUNK una moda per essere fighi.........un lento e sentimentale pezzo di chitarra acustica chiude questo capolavoro..che ne dite? è o non è il caso di procurarselo?!?!?!

QUESTA PARTE DI MONDO (Paola Turci)
Di Teschio

Dopo "Mi basta il paradiso", album fatto sia di cover sia di canzoni proprie targato 2000, si riaffaccia sulla scena canora italiana Paola Turci con "Questa parte di mondo", cd pieno di sorprese.
La prima novità riguarda il cambio di etichetta discografica: Paola passa dalla Wea alla NUN, etichetta indipendente capeggiata da Stefano Senardi (ex presidente della Polygram italia).
Le altre sorprese concernono i testi delle canzoni che, a differenza degli ultimi due album "coverizzati", sono tutti, eccezion fatta per la title-track (in cui la Turci si avvale della collaborazione di Alfredo Rizzo, storico collaboratore di Paola agli inizi della carriera), scritti dalla cantante romana che quindi si cimenta per la prima volta con un album tutto suo.
I musicisti che affiancano la "cantantessa" laziale sono di raffinata importanza: oltre alla band, composta da Fernando Pantini alle chitarre elettriche, Franco Cristaldi al basso e contrabbasso e Cristiano Micalizzi alla batteria e percussioni, abbiamo il quartetto dei Solis agli archi, Lorenzo Capelli alle tastiere e alla fender rhodes, la splendida tromba di Mike Appelbaun in "Adoro i tramonti di questa stagione" ed infine le sonorità celtiche di Massimo Giuntini (collaboratore anche dei Modena City Ramblers) in "Questa parte di mondo".
Il cd è formato da 11 canzoni in cui Paola mischia sapientemente sonorità vellutate ad altre più distorte; tra le canzoni degne di menzione segnaliamo: "Questa parte di mondo", sia per la bellezza del testo sia per lo splendido arrangiamento che sottolinea la superba voce di Paola; "Adoro i tramonti di questa stagione", dove la voce vellutata di Paola e la lenta orchestrazione donano un tocco di leggerezza alla canzone stessa; "Armata fino ai denti" e "Un bel sorriso in faccia", canzoni dal significato pìolitico-sociale in cui la Turci si scaglia contro i potenti e la speculazione economica; "Verso casa", canzone dal sapore dolce e malinconico.
Un discorso a parte lo merita la canzone che chiude il cd, ossia "Via...dove".
In essa Paola parla per la prima volta in una canzone del terribile incidente stradale occorsogli il 15 agosto 1993, dove si salvò per miracolo; la canzone é semplicemente stupenda sia nelle emozionanti parole sia nel minimalismo del tessuto musicale affidato soprattutto al suono strappalacrime della fender rhodes di Lorenzo Capelli. Senza dubbio la migliore canzone del cd.
In definitiva un album compatto in cui ancora una volta Paola Turci si dimostra una delle maggiori eredi di quella tradizione di "cantantesse" americane come Tracy Chapman, Patti Smith, Joan Baez, ecc. che tanto le sono care.

ROSASPORCO (Angela Baraldi)
Di Amèlie

Vengo a portarvi un po’ di ancienne italiana…
"Rosasporco", fin dalle prime parole che ascoltiamo in "Scusami se", il brano di apertura, sa di un nuovo inizio per il mio idolo Angela, con nuovi produttori (Roberto Vernetti e Phil Palmer) e un nuovo contratto discografico.
Il CD abbandona inaspettatamente il rock per avvicinarsi a suoni morbidi, a volte acustici, altre volte più vivaci, abbinati spesso a testi amari e disincantati (splendidi esempi sono "Un regalo" e "Troppo zucchero", scritta con "Fede" Poggipollini). So che non avrete idea di chi sia, ma comunque (e soprattutto in caso contrario), spero seguiate il mio consiglio e mi risponderete!!! Amèlie


TODAY IS THE DAY (omonimo)
Di Alexdemian


il capolavoro della band di steve austin. in nessuno degli album dei today is the day l'angoscia espressa dal trio raggiunge vette di tale intensità, sebbene anche album tetri come temple of the morning star e in the eyes of god si staglino nettamente sopra la media delle produzioni noise-industrial. si parte con la corta e delirante kay piranha, un velocissimo assalto disturbante, tra voci cantilenate e urla grottesche, degne di un serial killer finalmente libero da ogni controllo . con la successiva marked il dolore di vivere trova una forma musicale credibile: un intro acustica, lenta e slabbrata, una voce che sussurra parole cariche di frustrazione e scoppia in una deflagrante omelia sul male, sull'oscura ed agghiacciante opera di oppressione sociale verso ogni tipo di libera espressione..." you punish me for being human..." recita steve, in preda al delirio, alla frustrazione che sfocia in pazzia pura. la successiva bugs death march evoca immagini orripilanti, le visioni tipiche
di un folle, steve aust
in si trasforma in una specie di van gogh pre-suicidio, creando nella testa dell'ascoltatore scenari di totale disgregazione morale. non c'è spazio per l'autocensura e la vergogna nella musica dei today is the day. tutto è tremendamente reale perchè questi tre sono realmente pazzi, non si scappa. basta sentire come utilizzano in maniera spregiudicata gli strumenti, fottendosene della tradizionale forma canzone strofa ritornello strofa. i tempi sono quelli del progressive rock, ma la carica è quella brutale dell'industrial e del death. i tre sperimentano sui suoni e dilagano con straordinari effetti di tastiera, che aggiungono una patina nera al già angosciante tessuto musicale. c'è spazio per incursioni nell'ambient industrial , che austin rende teatralmente inquietante attraverso sussurri da internato in manicomio criminale. "realization is the key to the universe..." mormora pensieroso al termine di un eclettico excursus in territori noise alla unsane. il trio di nashville( tenness
ee) si colloca insieme a
i neurosis tra le piu intimidatorie formazioni del pianeta. non bisogna perderli dal vivo, se verranno in italia terminato il tour negli usa per promuovere la loro ultima fatica intitolata "sadness will prevail". che squilibrati!



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